LIVORNO E I
LIVORNESI di Consalvo Nocerini, tratto
da “Respirando Livorno”
Livorno è una città
senza una grande storia,
è nata ner seicento,
tranquilla, senza boria.
Un ha né monumenti,
musei o grandi piazze
Ma da piccina, fu ‘r
mescuglio delle razze.
Greci, ebrei cor
viso der Vangelo,
biondi olandesi con
il loro zelo,
donne loquaci coi
seni pronunciati,
’omini rei dalla
giustizia perdonati,
vennero quì sul Lido
di Labrone
pieni di voglia di
trovà occupazione.
Ir vento ha fatto ‘r
resto, la grande mescolanza,
l’ha uniti tutti
insieme con l’uni’a speranza
di rifassi una vita
in quer posto variopinto
che nessuna
prepotenza in seguito avrà vinto.
Quando ’r libeccio
soffia sur fanale
In capo a’ livornesi
ni ci s’attacca ‘r sale
Che n’empie der
cervello la sostanza
da falli sembrà
pieni di arroganza.
Chiaccheran tanto,
ni piace divertissi,
le sagre der
mangiare, appuntamenti fissi.
Se un figlio di
Livorno eccelle in qualche cosa
Fan tutti un grande
tifo con forza generosa
Ma la battuta pronta, salace e un pò ignorante
se un figlio di
Livorno magari è stravagante.
Se un giorno c’è
bisogno d’aiutà ‘n bimbo malato,
potete stà si’uri
‘he solo non vien lasciato.
Son grandi gi’atori,
ni piace la scommessa,
dice ‘he son
mangiapreti, che un vadino alla messa,
però a’ loro bimbi
ni fanno fà le ‘omunion
perchè poi si
ritrovano a grandi tavoloni
a mangià riso mare,
cacciucco e fritti misti
cucinati da dè co’hi
che sono veri artisti.
L’arte der pennello
la ‘mparano da figlioli,
Quand’hanno
diciottanni son tutti macchiaioli.
Ribelli e
insofferenti alle leggi dello stato,
sortanto per Livorno
farebbero ‘r sordato.
Sembrano fatti d’una
scorza forte e dura
Ma resistano un sol
giorno fori dalle mura.
E quando il loro
spirito s’oscura e si fa nero,
chiedano aiuto a Te madonna, a Montenero